MEDEA'
MEDEA
Di di Euripide e Seneca
Regia Caterina Costantini
Compagnia Planet Production
Con Caterina Costantini, Lorenza Guerrieri, Marco Blanchi, Vincenzo Pellicanò, Patrizia Tapparel, Laura Mazzon, Davide Varone Kagel

Musiche: Eugenio Tassitano

Organizzazione: Gabriele Pianese

"Fuori abbonamento"
Medea di Euripide e Seneca, forse la più conosciuta tra le tragedie greche, approda sul palco del Teatro Marconi in un imperdibile adattamento di Caterina Costantini. Tutti conosciamo la dolorosa storia di Medea, donna esperta di arti magiche, che ha abbandonato la patria, ucciso il fratello e tradito la sua famiglia per permettere a Giasone, uomo di cui si è perdutamente innamorata, di impadronirsi del vello d’oro del padre e scappare con lui. Arrivati in Grecia, a Corinto, i due si sposano e hanno dei figli, ma Giasone la lascia per sposare la figlia di Creonte, il re di Corinto...  Medea la barbara, Medea la maga, Medea la sapiente, Medea la madre. È la scintilla che sovverte e scuote l’istituzione familiare, le gerarchie. Medea è la donna che, attraverso l’orrore di un atto emotivo ed irrazionale, mette in discussione la pace sociale e l’ordine invocati da Creonte e Giasone. Con lei non sono possibili scelte di comodo, tutto è estremo e definitivo. Questa mia versione prende vita miscelando Euripide e Seneca creando così una Medea madre di tutti noi umani. Una Medea “oggi”, un utero che genera bene e male insieme. Un coro che cerca di comprendere senza giustificare, una nutrice che cerca di placare la belva, con Giasone che sottovaluta la parte divina ed il “potere” della donna figlia del sole. E Medea partorisce la nostra società che attraverso la violenza congenita continua ad uccidere le proprie creature per rabbia, per vendetta, per amore. A volte per eccesso feroce, a volte per la mancanza di quello stesso amore. Ancora una volta i “classici” ci fanno riflettere sull’essere uomini di questo nostro tempo e sulla difficoltà di vivere nella fragilità, invitandoci a partecipare senza riserve al percorso doloroso della protagonista ed al suo devastante corto circuito emotivo. – Caterina Costantini