TEMPO BINARIO'
TEMPO BINARIO
Di Valentina Esposito
Compagnia FORT APACHE TEATRO
Con Con gli ex detenuti e i detenuti in misura alternativa della C.C. ROMA REBIBBIA N.C. Alessandro Bernardini, Christian Cavorso, Massimo Di Stefano, Marcello Fonte, Ivan Marcantoni, Romolo Napolitano, Piero Piccinin, Giancarlo Porcacchia, Fabio Rizzuto
“Tempo Binario. È un piccolo, commovente gioiello, una “classe morta” di borgata, vissuto da un gruppo – sarebbe meglio dire una “banda” – di uomini, sul filo del ricordo. Parte da una evocazione di Proust, della Recherche e della sua madaleine: quante suggestioni, quante emozioni, possono scaturire da un sapore, da un gesto, da un profumo.
Tempo Binario è dunque un gioco con il passato, con la nostalgia di sé e del mondo. È una cerimonia funebre vitalissima: il racconto di un viaggio verso un’ade fantomatica, che è il polo Nord, organizzato per accompagnare l’ultimo del gruppo. Inseguendo memorie personali o condivise, si dipana la narrazione che si rivela dunque una ricerca del “tempo perso”, impastata di sogni e sconfitte, di sfottò e rimpianti. Si capirà lentamente la vera natura di quel complicato percorso verso l’aurora boreale, si svelerà pian piano l’assurdità del contesto: il “protagonista” non sa di esser morto, non sa perché i suoi amici di infanzia si comportino in quel modo strano, non capisce, non ha ancora capito, come mai alcuni siano più vecchi di altri.
Questo racconto “on the road to no where” acquista valore, dolore, colore, grazie ai volti, agli occhi, ai gesti, alle voci: risalta e affratella, nella sua naturalezza, proprio la barthesiana “grana” delle voci, che evoca paesaggi popolari, umani, semplici.
Tempo Binario è una struggente storia di piccole cose, di oggetti che si fanno memoria lieve e delicata, ma non risparmia colpi bassi e amarezze, autoironie e disincanto: usando intelligentemente gli scarni elementi scenici – delle panche che composte o scomposte possono diventare barca, automobile, bancone di un bar, o finalmente bara – le situazioni si moltiplicano in quadri, stazioni di una laicissima via crucis, senza escludere una comicità sgangherata e amicona. C’è da ridere, a ripercorrere le vicende di questa “banda degli onesti”. E sono bravi tutti i protagonisti, che meritano gli applausi convinti del pubblico: Alessandro Bernardini, Massimo Di Stefano, Ivan Marcantoni, Romolo Napolitano, Ruggero Palmiotto, Piero Piccinin, Giancarlo Porcacchia, Sandro Verzili.
Poi, però, la risata resta sospesa, incerta, nel silenzio abissale della morte. Il tempo se n’è andato, gli errori sono tutti là: indietro, però, non si può tornare”.                                       (Andrea Porcheddu)
Il viaggio in treno è un viaggio romantico, avventuroso, e i paesaggi attraversati, spesso non percorribili con altri mezzi, sembrano avere qualcosa di sorprendente. Li si guarda con stupore e meraviglia, e in una specie di incantamento diventano quasi immediatamente paesaggi della memoria e della speranza, del passato e del futuro. E poi ci sono le stazioni, luoghi affascinanti, reali e immaginari al tempo stesso, teatro di separazioni e di attese, di fughe e di ritorni, di illusioni. Ed è proprio lì, fra i binari di una stazione ferroviaria che si ritrovano loro, gli interpreti di Tempo binario, liberi e detenuti alle prese con il loro viaggio dell’anima, esperti della fuga e della separazione, latitanti della memoria, con una vita diversa e difficile da ricordare. Ora salgono di nuovo in treno, fra i binari paralleli del tempo reale e del tempo interiore, con gli occhi al finestrino e l’anima perduta nel mistero degli spazi attraversati. Tra biografia e invenzione, lo spettacolo riflette su alcune fra le pagine più famose de Il tempo ritrovato di Proust, nella direzione di una forma di teatro sociale che costituisca per gli interpreti e gli spettatori uno strumento di rielaborazione emotiva ed intellettuale dei nodi fondamentali che caratterizzano l’esistenza. In questo caso, l’esplorazione dei meccanismi della memoria, la riflessione sull’infanzia dimenticata, la percezione interiore del tempo in relazione all’idea della morte, il viaggio come metafora dell’esistenza. Temi importanti in un percorso di riflessione e consapevolezza, tra immedesimazione e creazione artistica.