La Riunificazione delle due Coree esplora la complessità dei legami amorosi, declinando in una
serie di sequenze indipendenti uno stesso tema comune. Amanti, amici, coppie sposate o relazioni
passeggere, il mosaico di brevi frammenti narrativi a sé stanti mette a nudo il tessuto delle
relazioni, articolandole secondo un gioco di variazioni, di volta in volta comiche, struggenti,
scabrose, drammatiche, tutte ugualmente intense e spiazzanti.
Il titolo della pièce evoca la metafora dell’amore come (impossibile?) ritorno all’unità perduta.
“Quando ci siamo incontrati tutto era perfetto. Eravamo come due metà che si erano perdute e
che si ritrovavano. Era meraviglioso. Era come se la Corea del Nord e la Corea del Sud aprissero le
loro frontiere e si riunificassero e la gente che non aveva potuto vedersi per degli anni si
ritrovasse”.
Il tema dell’amore e del disamore viene rappresentato secondo le diverse sfaccettature, che siano
desiderio, affetto, abitudine, dipendenza o pura fantasia. Nell’insieme, il quadro che si profila
chiama lo spettatore a testimone di una visione disincantata, talvolta crudele ma terribilmente
onesta della realtà quotidiana, svelando l’illusione di un sentimento che pare manifestarsi
principalmente nella sua assenza: in fondo l’amore non esiste, secondo Pommerat, esiste solo la
mancanza d’amore.