COME PIETRA PAZIENTE'
COME PIETRA PAZIENTE
Di Tratto dal romanzo di Atiq Rahimi - Traduzione e drammaturgia Matteo Tarasco
Regia Matteo Tarasco
Compagnia TEHUANA
Con Alessia Navarro e con Fabio Appetito, Marcello Spinetta, Kabir Tavani
Musiche di Stefano Mainetti
Scene e costumi Chiara Aversano
Disegno luci Marco Laudando
Assistente alla regia Marta Selvaggio
Produzione esecutiva Federico Perrotta
Organizzazione Valentina Olla
"Fuori abbonamento"
La pietra paziente, nella tradizione popolare afghana, è una pietra cui si possono raccontare le proprie sofferenze, le proprie difficoltà, una sorta di confessore silenzioso che non potendo rispondere offre la libertà di scavare a fondo dentro se stessi, senza timore di essere giudicati o di mostrare parti di sé inaccettabili. La pietra si carica con le rivelazioni che riceve e alla fine si sgretola, concludendo simbolicamente il percorso di svelamento di chi si è affidato ad essa. Una giovane moglie accudisce il marito che giace in coma, in seguito ad uno scontro armato. Dinanzi all’uomo inerme e impossibilitato a rispondere la donna confessa e rivendica una condizione femminile. Un cammino di liberazione dalla schiavitù psicologica, confessa al marito di aver sempre disprezzato la sua prepotenza, e riconquista progressivamente le passioni che aveva dovuto reprimere per non subire le conseguenze sociali di una ribellione alla figura maschile. Nel contempo, un giovane guerrigliero entra nella vita della donna ottenendo col denaro le sue prestazioni sessuali e facendole prendere coscienza del proprio corpo, delle proprie emozioni, mai provate prima, facendole scoprire la forza dirompente dei sentimenti. Come pietra paziente è un viaggio negli abusi culturali che privano la donna della sua dignità, della libertà di scelta, della facoltà di sperimentare la dimensione autentica e consapevole della propria femminilità. Il nostro progetto di messa in scena vuole addentrarsi nel linguaggio del dolore, per riscoprirne un nuovo valore semantico della parola libertà, che acquista valore soltanto quando si appropria del modello femminile. Il dolore di una donna prigioniera di una prigione culturale invisibile non ne esautora la forza vitale, ma ne esalta l’energia e l’ardore. Come Pietra Paziente è una storia così lontana e così vicina, dove lacrime e gloria, sofferenza ed eroismo sono strettamente connessi; uno specchio ove riflettere le sofferenze e le ingiustizie di una società in rapida evoluzione, spesso incastrata nelle spire di contraddizioni insanabili. Mettere in scena Come Pietra Paziente significa ricordare che le parole bruciano, che le parole si fanno carne mentre noi parliamo e quindi anche parlare, anche raccontare una storia, è un gesto fisico e corporale. Fare teatro oggi ci ricorda che il valore della parola si riconosce nel silenzio dell’ascolto.