L'autodafé del Camminante'
L'AUTODAFÉ DEL CAMMINANTE
Di Stefano Sabelli
Regia Stefano Sabelli
Compagnia Teatri Molisani Soc. Coop.
Con Diego Florio
Tratto da Adress to the Jury e The Walker di Arturo Giovannitti
"Fuori abbonamento"
Invitato negli USA, per le celebrazioni del Centenario del Bread and Roses’s Strike The Walker’s Autodafè è ispirato al caso politico che nel 1912 coinvolse, in Massachusetts, il poeta e sindacalista italoamericano Arturo Giovannitti. Ne ripercorre l’epopea poetica e giudiziaria, legata al grande Sciopero tessile di Lawrence che sconvolse l’America in quegli anni. Con una visione a 360°, gli spettatori entrano in una gabbia, che evoca la condizione di reclusione che fu del giovane Arturo. Il Pubblico vi assume il ruolo di Giuria popolare. Quella che, il 23 novembre 1912, alla Salem Courthouse fu chiamata a giudicare l’Autodifesa del…Bardo della Libertà!   Lo spettacolo è tratto dall’originale Address to the Jury (Appello alla Giuria) e da The Walker (Il Camminante), struggente poemetto a tema carcerario che Arturo Giovannitti compose in inglese nei mesi di reclusione precedenti il Processo che lo coinvolse in Massachusetts. Il poeta-sindacalista d’origine molisana (nato a Ripabottoni CB nel 1884 e emigrato in America nel 1901) è visto in uno dei momenti salienti della sua vita: quando, all’età di 29 anni, il 23 novembre 1912, espose davanti ai giudici della Court House di Salem – famosa per il Processo alle Streghe del 1692 – il suo straordinario Appello alla Giuria. Meglio nota come l’Autodifesa e pronunciata da Arturo in eccellente inglese, fu così appassionante e convincente da salvargli la vita. Durante la sua esposizione, nell’evolversi della scena i versi di The Walker irrompono, come flashback e intimo flusso di coscienza, nell’Autodifesa, per farsi contrappunto lirico alla sua vibrante e potente oratoria. L’installazione predisposta ricorda un ambiente carcerario americano. Lo spazio scenico è interamente occupato da un parallelepipedo di sbarre arrugginite. Una vera e propria gabbia, al centro della quale viene fatto accomodare il pubblico (fino a un massimo di 90/100 spettatori per ogni performance), con una visione a 360° dell’azione scenica. Giovannitti si muove in modo perimetrale rispetto alla gabbia che rinchiude gli spettatori, che a loro volta intravedono Arturo sempre attraverso quel “rosso cancello di ferro”, evocato ne Il Camminante, che ne suggellò la prigionia. Sia che appaia nella sua cella, nel parlatorio del carcere, o sui banchi del tribunale, Arturo Giovannitti si muove sempre a ridosso del pubblico di volta in volta chiamato a “giudicarlo” e che, a sua volta, si vede e sente recluso, come il protagonista dello spettacolo. Per empatia, lo spettatore si fa “interprete” a sua volta di uno sdoppiamento, in cui rivive la stessa condizione di prigionia dell'imputato. che fu di Giovannitti. Al contempo, è come chiamato a interpretare il ruolo di Giuria popolare nella Salem Court House; reso stretto partecipe della vicenda umana e giudiziaria e del personale Processo alla Streghe di cui fu vittima, nel Nuovo Mondo, quel giovane e fiero immigrato italiano.